Origine e Storia della Lingua Italiana: il Latino
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Il contenuto di questo articolo è da considerarsi ad uso degli insegnanti e di quanti vogliano farne partecipi i propri alunni.
Agli Albori della Lingua Italiana (e di quelle Indoeuropee)
La storia della lingua italiana può essere ricostruita, per quanto riguarda il latino a partire da 2500 A.C. Secondo la leggenda infatti Roma è stata fondata nel 753 A.C. e soltanto da allora in poi si può parlare di lingua latina.
È possibile però ricostruire la storia linguistica per altri 2500 anni risalendo così a 5000 anni AC.
I documenti che permettono di risalire a questo periodo sono costituiti da un centinaio di parole e da pochi costrutti morfologici che esistevano in altre lingue antiche: le lingue europee. La lingua greca e prima ancora il sanscrito.
La ricostruzione si basa sul riconoscimento della parentela linguistica quando cioè troviamo in lingue diverse, come il latino, il greco, il sanscrito, le lingue germaniche, slave, ecc. corrispondenze precise che non possono essere casuali, né possono essere considerate con "scambi" tra quelle lingue.
La parentela linguistica fa supporre che queste lingue abbiano una radice comune ovvero derivino da una lingua madre che anche se non è documentata:
- è sicuramente esistita;
- la sua datazione è precedente a quella delle lingue da lei derivate;
- ad essa appartengono tutti quei fenomeni che sono presenti nelle lingue da lei derivata.
I termini che indicano il nocciolo dura della nostra lingua si riferiscono a:
Parti del corpo | Famiglia | Cibi | Fenomeni | Animali | Piante | Attività |
---|---|---|---|---|---|---|
Osso | Padre | Sale | Sole | Verme | Salice | Medicare |
Dente | Madre | Grano | Nuvola | Ovini | Pino | Seppellire |
Capo | Fratello | Carne | Luce | Capra | Olmo | Vestire |
Piede | Nuora | Fava | Pioggia | Corvo | Quercia | Morire |
Occhio | Genero | Miele | Notte | Bove | Frassino | Dire |
Lingua | Sorella | Latte | Stella | Serpente | Faggio | Dare |
Ginocchio | Vedova | Uovo | Ombra | Pesce | Acero | Coltivare |
... | ... | ... | ... | ... | ... | ... |
Sono da segnalare inoltre le parole che indicano i numeri, l'economia, il diritto, la religione la tecnica, i trasporti...
Indoeuropei e Mediterranei
La sede primitiva degli indoeuropei doveva essere a Nord del Danubio nella zona che nella cartina è indicata da un cerchio non per definirne i confini ma per individuarne l'epicentro probabile del fenomeno indoeuropeo.
Si ritiene che a partire dal 2000 A.C. tribù indoeuropee si staccassero dal nucleo originario alla ricerca di nuovi insediamenti.
Tra gli altri nella cartina è segnata una fascia di paesi, cui appartiene anche l'Italia che vengono definiti mediterranei. Il nome non è un nome storico ma è stato coniato dagli studiosi per indicare complessivamente popoli e lingue preesistenti all'elemento indoeuropeo già insediati nel bacino del Mediterraneo (liguri, reti, etruschi, piceni, ...).
Quando gli indoeuropei, penetrano in Italia in varie ondate conquistano i loro insediamenti. L'indoeuropeo si sovrappone alle lingue preesistenti ma la base mediterranea affiora e sopravvive soprattutto in quegli ambiti che sono più legati all'ambiente naturale e a quello sociale.
Le nuove comunità e le nuove lingue italiche sono quindi il prodotto di una fusione tra elemento locale il mediterraneo e l'elemento venuto dal di fuori indoeuropeo. In questa prospettiva il Lazio non va concepito come culla ma come crogiolo di quella comunità e di quella lingua che saranno chiamate latine e che riconoscono come loro antefatto non solo l'indoeuropeo ma la coppia indoeuropeo/mediterraneo.
Nella cartina che segue sono indicate le popolazioni esistente in Italia 500 anni circa prima della nascita di Cristo.
A partire dall'affermazione di Roma nel Lazio prima e quindi In tutta l'Italia si deve parlare di storia romana e quindi della storia della lingua di Roma.
Il Latino: Lingua di Roma
Agli Inizi
Alle origini il latino era soltanto la lingua di Roma ed era circondato dalla lingue parlate dai popoli confinanti tra cui l'etrusco essendo gli Etruschi notevolmente più forti. In questa epoca, il latino era una lingua parlata; i primi documenti scritti risalgono infatti al III secolo A.C. e si tratta soprattutto di iscrizioni.
Il latino si diffuse a partire dal momento in cui Roma cominciò ad ingrandirsi e a sopraffare tutti i popoli vicini. Quel primato politico portò con sé anche un primato linguistico.
I Romani non imposero l'uso del latino alle popolazioni conquistate ma a poco a poco, spinto dalla potenza politica e militare di Roma il latino diventò la lingua più diffusa del Lazio anche se nella stessa epoca il latino di Roma assorbì molti elementi delle parlate vicine.
Latino Scritto 'Classico' e Latino Parlato 'Volgare'
Nel terzo secolo A.C. due autori contribuirono a dare al latino una letteratura idi un certo rilievo. Si tratta di Plauto e Terenzio autori di commedie che contengono numerosi elementi del latino parlato che non è quello che la scuola insegna.
Quello che la scuola insegna è il latino classico modellato sugli scrittori del I secolo A.C. in particolare su Cicerone. Esso va considerato come un particolare registro linguistico caratterizzato dalla selezione delle parole, dalla regolarizzazione della morfologia e dall'arricchimento della sintassi.
Contemporaneamente, accanto al latino scritto di Cicerone e di autori di alta cultura letteraria, filosofica e giuridica, a Roma si usava e soprattutto si parlava un latino più semplice, più colloquiale più aderente ai bisogni comunicativi. Il latino quotidiano non era riservato soltanto al popolino: era la lingua dei ceti medi, ed era certamente la lingua parlata anche dalle classi elevate.
Questo latino colloquiale continuava il latino dei secoli precedenti conservandone la vivacità lessicale, l'apertura a influenze extra urbane ed extra laziali, la varietà di forme morfologiche, la maggiore semplicità sintattica affidata alla coordinazione di frasi più che alla subordinazione.
Cicerone affermava che la lingua parlata dalle donne fosse più arcaica di quella usata dagli uomini poiché le donne mantenevano più degli uomini usi linguistici appresi durante l'infanzia avendo minori occasioni di incontro e di dialogo esterne all'ambito familiare.
Dal Latino Volgare alle Lingue 'Romanze' o 'Neolatine'
Dopo la grande fioritura letteraria del periodo augusteo, questo latino colloquiale, quotidiano, definito latino volgare cioè popolare nel senso di "parlato dal popolo" riaffiorerà anche nell'uso scritto imponendo la sua organizzazione alle lingue romanze o neolatine cioè alle lingue derivate da esso.
La trasformazione investe sia il piano strutturale e semantico sia il piano della pronuncia.
Un esempio è dato dalla discriminazione tra vocali brevi e vocali lunghe, che l'italiano ha perduto del tutto (malum = male; maalum = mela).
Anche le consonanti non erano le stesse che oggi ha l'italiano. La h che in italiano non ha alcun suono in latino era indicata con una leggera aspirazione. La c latina non indicava la c di cena ma solo un suono duro come quello di cane. Cicerone si pronunciava quindi "Kikero" così come gens si pronunciava ghens.
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Articolo pubblicato il: 16 Aprile 2020